I solari 2021: ecocompatibili, salvaguardano l'ecosistema marino

8 Giugno 2021
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C’è poco da scherzare, scrollare le spalle, voltarsi dall’altra parte. I mari sono in difficoltà ed è il momento di preoccuparsene seriamente.

L’allarme viene da ambientalisti e climatologi: l’inquinamento da plastiche, microplastiche e sostanze chimiche, così come l’utilizzo di f.a.d. (acronimo di fishing aggregating devices, un metodo di pesca illegale che prevede l’uso di grosse quantità di plastica, che finiscono per inquinare l’habitat marino), rappresentano un problema ormai impossibile da ignorare.

Cosa che, di fatto, le Case cosmetiche dimostrano di non essere (più) disposte a fare.

Da sinistra. Si avvale di filtri solari non ecotossici ed efficaci nei confronti della luce visibile e infrarossa la gamma Sun Secure di SVR, in cui si inserisce lo Spray Idratante Ultraleggero e Invisibile SPF50+ (200 ml – 20,90 euro). La linea Summer Paradise di Vagheggi Phytocosmetici protegge dagli effetti collaterali dell’esposizione solare grazie a un sistema protettivo innocuo nei confronti degli organismi marini. In foto il Latte Abbronzante Spray SPF30 Uva (150 ml – 32,50 euro – in istituto e su shop.vagheggi.com). Come tutti i prodotti a marchio Dermasensitive Sunswiss, anche lo Stick Solare 50+ Zone Sensibili protegge da scottature ed eritemi ricorrendo a filtri studiati specificamente per non danneggiare l’habitat oceanico (9 ml – 11 euro)

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Se è doveroso sottolineare che proprio l’industria della bellezza è responsabile di aver contribuito, negli anni, ad accrescere in modo significativo la quantità di plastica immessa sul mercato, è anche vero che, da diverse stagioni, il trend si è invertito. E i big player del beauty (talvolta ispirati da brand minori e “locali”) hanno escogitato sistemi per limitare altrettanto significativamente la proprio impronta ambientale.

Per molti il primo step ha consistito nel rivoluzionare i propri packaging: sostituendo la plastica con il vetro o il cartone; impiegando plastica fonte di riciclo e riciclabile a sua volta; eliminato tout court gli imballi superflui. Altri si sono concentrati sulle formule: favorendo eccipienti biodegradabili e non idrosolubili, quindi non inquinanti anche se dispersi in acqua.
Altri ancora – è il caso dei produttori di creme solari – hanno scelto di escludere dalle proprie referenze i filtri UV responsabili di alterare l’ecosistema marino. Una innovazione tutto sommato recente, che ha fortemente condizionato la produzione di creme, oli e latte solari della stagione in corso.

Da sinistra. Il tocoferolo acetato contribuisce a neutralizzare i danni da radicali liberi attivati dai raggi UV, mentre l’estratto di Perilla coreana lenisce eventuali rossori: da Clinique, Face Cream SPF30 (50 ml – 28,50 euro). Si chiama Intense Protect 50+ Protezione Molto Alta il primo solare Avène formulato con il nuovo filtro TriAsorB, protettivo da raggi UV e luce blu (150 ml – 22,90 euro). Agisce sul 100 per cento dello spettro solare con il 40 per cento in meno di filtri solari, tutti rigorosamente sea-friendly: da Lancaster, Sun Sensitive Oil-Free Milky Fluid Face SPF50 (50 ml – 37 euro)

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A monte, c’è la consapevolezza che i filtri UV di vecchia generazione sono responsabile di danneggiare i coralli, causandone lo sbiancamento, inibendone la crescita, talvolta causandone la morte. Non solo: la National Oceanic and Atmospheric Administration (agenzia statunitense specializzata in oceanografia, meteorologia e climatologia) ha evidenziato che a fare le spese dell’inquinamento delle acque oceaniche sono anche i microrganismi planctonici e le alghe unicellulari che rappresentano il nutrimento di coralli, pesci e altri “abitanti” marini, vittima di intossicazioni da ingredienti cosmetici non biodegradabili.

La buona notizia: i solari di nuova concezione si sono rivelati innocui sull’habitat oceanico, quindi non pericolosi per gli organismi che lo abitano.

Il segreto? Formule prive di sostanze plastiche che, a contatto con l’acqua, potrebbero frammentarsi e liberare nanoparticelle inquinanti. Al loro interno, poi, sono presenti solo filtri biodegradabili e non idrosolubili, con lo scopo di minimizzare il loro impatto sull’ecosistema.

Le Maison della bellezza hanno dimostrato senso di responsabilità e lungimiranza, anche alla luce del fatto che, a tutt’oggi, non esiste una regolamentazione internazionale specifica sulla biodegradabilità dei prodotti cosmetici. Per sopperire alla mancanza di una legislazione adeguata, i Paesi le cui acque sono maggiormente a rischio hanno scelto di auto-regolamentarsi. Nel 2018, le isole Hawaii sono state il primo Stato al mondo a bandire dai propri scaffali prodotti solari che contenessero composti chimici dannosi, puntando il dito, in particolare, su due eccipienti, l’octinoxate (od ottilmetossicinnamato) e l’oxybenzone (od ossibenzone), colpevoli di avere un forte impatto sulla vita marina. Come le Hawaii (dove il divieto è entrato effettivamente in vigore lo scorso gennaio) si sono attivati anche l’isola olandese-caraibica Bonaire, la cittadina di Key West e in Florida e Palau, arcipelago-Stato della Micronesia, che ha proibito l’uso di prodotti che contengono 10 agenti chimici ritenuti dannosi per l’ecosistema marino.