Le fragranze “imperfette” di Masque Milano

20 Maggio 2020
Aziende

A logica, io e Alessandro Brun avremmo dovuto cominciare l’intervista parlando della nascita di Masque Milano di cui è co-fondatore, per poi arrivare a Mandala, l’eau de parfum che il prestigioso Fragrantica (sito di culto per gli appassionati di profumeria) ha inserito nella ristretta cerchia delle composizioni che ricorderemo, tra le nate nel decennio 2010-2020. Solo sei le eau selezionate (tra le 20 mila lanciate in tutto il mondo), di cui quattro a opera di Maison francesi.

Non è andata come avevo previsto. Irragionevole anche solo pensarlo, considerando il personaggio. Alessandro Brun è professore al Politecnico di Milano, dove insegna tecniche manageriali e dirige un Master in Luxury Management. È musicista appassionato, amante del design e dell’artigianato, al punto da dilettarsi (ma, ammette lui, con scarsi risultati) con la creazione di gioielli e accessori di pelletteria. E, nel 2010 ha fondato la Casa profumiera Masque Milano assieme a Riccardo Tedeschi.
«La critica ci ama», risponde serafico quando gli chiedo come ci si sente scoprendo che una delle proprie creazioni olfattive è considerata emblema di un decennio. «Le dirò: la critica ci ama più di quanto ci ami il pubblico. Penso sia normale quando si compongono fragranze a vocazione artistica».

Come a dire: se i conti tornano bene, se no poco importa. Masque Milano non crea profumi perché piacciano a tutti, né a molti. Crea profumi anticonvenzionali, per chi è in grado di apprezzarli. «Mi creda, non pecco di presunzione nel definire elitarie le nostre creazioni.

Un prodotto di lusso non è tale perché costa tanto, ma perché richiede conoscenza per essere apprezzato. Conoscenza delle materie prime utilizzate, del lavoro che c’è dietro un artefatto, dell’heritage di un marchio. Chi apprezza Masque Milano è perché vi riconosce queste virtù».

Da sinistra: Alessandro Brun e Riccardo Tedeschi, fondatori di Masque Milano

GENIO E (S)REGOLATEZZA
La vocazione artistica cui Alessandro Brun fa riferimento nasce, con ogni probabilità, nel laboratorio del padre, soffiatore di vetro: «lo andavo a trovare e lo osservavo, imparavo le tecniche, memorizzavo i particolari del suo lavoro. E non capivo per quale ragione non trasformasse il suo lavoro, che è pura arte, in qualcosa di grandioso. In un’azienda di successo, per capirci. E ho capito che, il più delle volte, dove ci sono intuizione, estro e talento, mancano capacità gestionale e imprenditorialità».
Masque Milano rappresenta una felice eccezione. «Ho sempre saputo che, qualora avessi creato qualcosa di veramente mio, lo avrei gestito in modo diverso. Quel qualcosa esiste, è la Casa profumeria che ho fondato con Tedeschi, per la quale abbiamo adottato criteri completamente diversi rispetto alle classiche Maison de parfumerie».

FRAGRANZE PER MOLTI, NON PER TUTTI
Le fragranze portano la firma di giovani maître parfumeur che creano su “ordinazione” dei fondatori. «Non hanno limiti di budget, né di tempo», tiene a precisare Brun. «Noi trasmettiamo suggestioni, immagini, sensazioni, richiami, allusioni. Loro le acquisiscono e le trasformano in un profumo. Noi siamo gli sceneggiatori, loro gli attori».
La creazione priva di freni inibitori da parte dei più talentosi maître parfumeur italiana e internazionali. Sulla carta, Masque Milano dovrebbe “spaccare”. Com’è che il pubblico, invece, rimane freddino? «È il rischio che si corre nel comporre qualcosa di essenzialmente nuovo e inatteso.

Ci faccia caso: in qualunque campo ci si sposti, scegliamo quello che ri-conosciamo».

Ma non solo: «la moderna profumeria commerciale ha “ripulito” le composizioni della profumeria classica, al punto che, oggi, se annusassimo le formulazioni in voga nella prima metà del XX secolo, diremmo che puzzano. Ancora oggi le composizioni artistiche, indipendenti, possono rimandare a odori corporali, di parti intime, odori animali. Fecali, addirittura». Può dipendere dalle materie prime: tanto più sono pure, tanto più fastidioso sarà il loro aroma. «Rispetto alla vanillina, che ha una connotazione chiara e ben delineata, la vaniglia naturale è molto più ricca, sfaccettata, e cangiante: paradossalmente sono le impurità nella vaniglia a renderla così preziosa».

IL NARCISO FRANCESE, FIORE TIMIDO DALL’AROMA POSSENTE
Fa l’esempio di Romanza Victorian Narcissus: nasce idealmente nell’Inghilterra dell’epoca vittoriana, in una Londra pervasa dal fetore proprio di una città in espansione, dove estrema ricchezza e miseria convivono fianco a fianco. In questo contesto si muove un giovane uomo di bell’aspetto: è raffinato, elegante, misterioso. Il suo nome è Dorian Gray. Noi lo conosciamo: sappiamo che la sua bellezza è solo apparente, che il suo animo è oscuro. Ma lo stesso ne siamo ammaliati. Romanza porta in scena l’innamoramento del pittore che ritrae Dorian e il suo modello. E il sentimento contrastante – ora è attrazione, ora repulsione – di Dorian verso sé stesso. Un legame complesso che il naso Cristiano Canali ha reso utilizzando l’assoluta di narciso francese: «una materia prima estremamente pregiata da meritare la definizione di “leggendaria” da parte di Luca Turin (tra i massimi critici al mondo di profumeria, n.d.r.). Cresce spontaneamente nella regione dell’Auvergne, dov’è raccolto a mano e processato entro le 24 ore successive, perché non inizi a fermentare alterando il proprio aroma. Un’essenza abbacinante, ipnotica, persino più costosa dell’iris».

Da sinistra: le eau de parfum Romanza Victorian Narcissus e Mandala (35 ml – 138 euro l’una)

Sono 12, a oggi, la fragranze composte, e «3 i progetti in cantiere». L’intera gamma è un’omaggio alla tradizione operistica italiana. «Le 16 composizioni sono divise in 4 atti, ciascuno composto da 4 jus, che sono vere e proprie rappresentazioni olfattive». Gli autori: dal precedentemente citato Cristiano Canali a Luca Maffei, da Cécile Zarokian a Fanny Bal, da Caroline Dumur a Bruno Jovanovic per citarne alcuni. Tutti giovani e di successo. «La scelta del naso cui affidare un progetto dipende dalle sue caratteristiche, dal suo stile e dalla sua personalità», spiega Brun. «È un passaggio che implica fiducia reciproca e una conoscenza approfondita».

Mandala, per esempio, deve molto a Christian Carbonnel, che ne è l’artefice. «L’idea di partenza mi è venuta durante il viaggio di nozze con la mia prima moglie», racconta Alessandro Brun. «Viaggiavamo lungo la Transiberiana, il percorso ferroviario che collega l’Est Europa alle regioni più orientali della Russia. Abbiamo fatto tappa in Buriazia, una repubblica al confine con la Mongolia, per visitare il tempio buddista Ivolginsky Datsan. L’aria era rarefatta, il silenzio assoluto, la luce abbacinante. D’un tratto i monaci hanno intonato un mantra: un suono continuo, profondo. Composto da due note in perfetta armonia tra loro. Una sensazione straordinaria che ho voluto tradurre in profumo, affidando il progetto a Carbonnel. Ci ha lavorato a lungo, fino a presentarci una versione di Mandala perfettamente sovrapponibile alla mia visione. Era quel che cercavo: una composizione di fulgido splendore, ricca in incenso, mirra, ambra grigia. Solo in seguito ho scoperto che Christian vi ha aggiunto una nota-a-sorpresa, il frutto della passione: una traccia olfattiva totalmente fuori posto rispetto al mood del sillage e proprio per questo capace di dargli il vigore che mi ha sedotto».

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