Connessi no-stop? I rischi del digital aging e le soluzioni a portata di mano (cosmetiche e non)

Connessi, volenti o nolenti. Per mantenere il contatto visivo con la famiglia e gli amici. Per esigenze di lavoro. O per entrambe le ragioni. Comunque connessi. Da mattina a sera, fatte salve le pause (auspicabili) per il caffè, il pranzo, la cena. Una situazione familiare ai più giovani, molto meno ai loro genitori, che, in questi giorni di isolamento forzato, si vedono costretti a trascorrere ore davanti al monitor di un PC, di un tablet di uno smartphone.  

Le conseguenze? La prima e più comune è un indolenzimento delle zone cervicale e lombare, dovuto alla cattiva postura assunta alla scrivania. Seguono mal di testa, insonnia, stanchezza, difficoltà a concentrarsi. Ma a farne le spese è anche l’aspetto del viso, vittima di quello che, in gergo “bellezzaro”, è definito digital aging. 

Ma che cos’è, esattamente, la luce blu? «Una forma di radiazione elettromagnetica compresa tra i 380 e i 500 nanometri, che rientra nello spettro delle emissioni visibili», spiega Barbara Tracuzzi, information manager della sezione Ricerca e Sviluppo per Manetti & Roberts. «La luce blu è ovunque: le nuove sorgenti luminose,  a partire dai led, sono state progettate per migliorare e facilitare la nostra vita, ma emettono una quantità di luce blu maggiore rispetto alle lampadine del passato. Non solo: come abbiamo imparato, si tratta di radiazioni cui siamo sottoposti quando ci troviamo davanti allo schermo di un PC, un tablet, uno smartphone, persino la TV. In pratica, in ogni istante della nostra giornata». 

Cosa la rende tanto temibile dal punto di vista cosmetico? «Sono stati condotti diverso studi, alcuni dei quali recentemente, che hanno evidenziato la capacità della luce blu di penetrare gli strati cutanei superiori, raggiungendo agilmente il derma, dove innesca la produzione di radicali liberi e accelera il processo di aging a carico dei tessuti», spiega l’esperta. Il risultato? Simile per certi aspetti a quello indotto da un’esposizione non protetta e reiterata ai raggi UVA: la formazione di rughe, la comparsa di macchie scure, una pelle meno resistente alle aggressioni ambientali a causa dello stress ossidativo cellulare, che indeboliscono le funzioni protettive cutanee. 

Non solo: le onde elettromagnetiche emesse dagli schermi aumentano la temperatura dei tessuti, determinandone il surriscaldamento e favorendo l’evaporazione dell’acqua in essi contenuta. Questo si traduce in un aumento della secchezza cutanea e in un deterioramento della fibre collagene, a discapito del turgore e dell’elasticità tissutale. 

Anche il collo, non solo il viso, risente dall’aumento di ore trascorse al computer: se non abbiamo l’accortezza di posizionare il monitor esattamente di fronte a noi a una distanza inclusa tra 50 e 80 centimetri, quasi certamente assumeremo una postura errata, che sconteremo sotto forma di indolenzimenti e fitte più o meno intense.

L’abitudine a inclinare in avanti la testa e a fissare la vista più in basso rispetto alla linea dello sguardo, per mettere a fuoco lo schermo del device che teniamo tra le mani, induce la comparsa di rughe che segnano il collo come linee parallele (dette collane di Venere) e favorisce il rilassamento della cosiddetta zona Y, cioè del terzo inferiore del viso. 

La soluzione più plausibile sarebbe un periodo di totale astensione da techno-device; la soluzione attuabile, al momento, si limita a suggerire un uso intelligente di computer e affini. Nel rispetto, cioè, di alcune regole base: fare una pausa ogni due ore allontanandosi dal monitor, possibilmente camminando; sollevare lo smartphone all’altezza degli occhi e non viceversa, per mantenere il collo dritto; sforzarsi di tenere il cellulare con entrambe le mani e i gomiti più vicini possibile ai fianchi; assicurarsi di avere una buona illuminazione nella stanza in cui si lavora; mantenere una corretta postura davanti al PC; bere molta acqua per mantenere l’idratazione generale; a fine giornata eseguire degli esercizi di allungamento dei muscoli del collo, delle braccia e della schiena; utilizzare una sedia ergonomica o quanto meno dotata di un comodo schienale. 

Inframezzare le ore di lavoro al computer, com’è ovvio, giova anche alla pelle del viso. In suo aiuto, tuttavia, è nata un’intera generazione di soin formulati appositamente per riparare i danni delle radiazioni di luce blu: specialità per il giorno in versione emulsione e spray, efficaci nell’erigere una barriera invisibile a fior di pelle, allo scopo di filtrare tanto le radiazioni ultraviolette quanto le emissioni di luce blu. Frutto di una ricerca scientifica mirata, si avvalgono di estratti vegetali, vitamine, elementi minerali e ingredienti dermi-affini (su tutti: acido ialuronico, probiotici e prebiotici) che, lavorando sinergicamente, contengono l’invecchiamento tissutale, preservano idratazione ed elasticità, lenisco rossori e infiammazioni.
A seguire, 19 ricette per il viso, specifiche anti-luce blu.