Sul perché (e come) la bellezza può aiutarci a superare i momenti difficili. Oggi, domani, sempre

C’è la cosmetica. E poi c’è la cosmetica dei sensi. Nel punto d’incontro tra le due, ecco andare in scena un autentico prodigio. Poniamo l’esempio di una crema: da una parte vi è l’efficacia effettiva dei principi attivi. Dall’altra ci sono le sensazioni di piacere indotte da quella crema. O per meglio dire: dal suo aspetto, dalla sua profumazione, dalla sua consistenza.
Se la prima (l’efficacia dei principi attivi) può essere monitorata con rilievi effettuati prima e dopo l’applicazione, nel secondo caso – ovvero quando si parla di beatitudine dei sensi – non c’è test che tenga. La cartina al tornasole è il godimento che quel prodotto è in grado di farci provare, allentamento – anche solo per pochi minuti – la morsa dell’ansia.

Non è cosa da poco: il potere, proprio della cosmetica, di alleggerire il quotidiano. Una virtù preziosa, ora come in qualunque altro momento di difficoltà.

Lo sa bene Roberta Scagnolari, make up artist e blogger italiana di enorme popolarità. Volontaria per la onlus La forza a il sorriso, è un’aperta sostenitrice del potere salvifico del trucco e del suo valore sociale. 
Non le si può dare torto: non dopo aver letto “Make-up terapia” (Mind edizioni – 15 euro), l’ultimo volume di cui è autrice. Racchiude la storia di 8 donne sopravvissute a un inferno personale, anche grazie al potere rigenerante del maquillage. Mi racconta di una di loro: «una ragazza di Catania che nel libro ho chiamato Sofia. Mi ha conosciuta per caso, seguendo i miei tutorial su YouTube. All’epoca era giovanissima e soffriva di anoressia. Le mie “lezioni” l’hanno riavvicinata alla cura di sé, le hanno fatto riscoprire il piacere di indossare il rossetto. Oggi Sofia sta bene: è guarita, si è sposata, ha due bellissimi bambini».

La morale? Prendersi cura di se stesse e del proprio aspetto perde ogni accezione frivola nel momento in cui regala ottimismo e serenità.

Una scoperta tutt’altro che recente: il cosmetologo e psicologo Umberto Borellini fa risalire i primi esperimenti relativi alla cosiddetta neurocosmesi agli Anni ’90 «quando si cominciò a studiare il collegamento tra le percezioni sensoriali e il benessere cerebrale». In altre parole: il ricorso a un trattamento cosmetico non solo per migliorare l’aspetto della cute, ma anche per generare emozioni positive. 

Un tema che l’esperto sviluppa appieno nel suo ultimo libro “Tu chiamale, se vuoi, emulsioni” (Edizioni LSWR – 21,90 euro). «Pelle e psiche non sono mai state così vicine», vi si legge. «Una delle idee trainanti della cosmetica moderna, non a caso, è formulare creme arricchite da principi attivi intelligenti, in grado di stimolare le terminazioni nervose presenti a fior di pelle e indurre il rilascio di neurotrasmettitori della felicità e dell’euforia, come l’ossitocina e la dopamina».

Appurato il legame pelle-emotività, non resta che sfruttarlo a proprio vantaggio. Privilegiando cosmetici che, per consistenza, profumazione e aspetto, hanno il dono – dimostrato scientificamente – di infondere serenità e ottimismo.

A cominciare dalla texture: tra le consistenze da ricercare in momenti di difficoltà, Umberto Borellini annovera mousse, balsami, creme-gel e sieri vellutanti, arricchiti cioè da oli idrogenati e gelificanti ricavati dalle alghe, che nutrono senza ungere. Una nota di merito la meritano gli oli: «da tempo saldamente ai primi posti nelle vendite dei cosmetici più ricercati, spiccano per la texture calda, vellutata e sensuale». Poiché la consistenza è (anche) questione di ingredienti, ecco allora la lista dei più appaganti a livello tattile: in generale «quelli che facilitano la scorrevolezza e il massaggio, quindi alghe, siliconi, acido ialuronico, esteri dell’olivo e di alcuni semi oleosi». 

Venendo alla profumazione, «tra i protagonisti olfattivi dei cosmetici sensoriali svettano gli oli essenziali, le cui capacità di stimolare il sistema limbico-ipotalamico, al contempo esercitando un’azione cosmetica sulla pelle, sono state scientificamente dimostrate», scrive Borellini. «Come nel caso della menta, che allevia la stanchezza e del bergamotto, che allontana la paura. In senso più specificatamente cosmetico: cipresso, lavanda, ginepro e limone sono utili per purificare e illuminare la pelle grassa; la camomilla e il gelsomino hanno virtù lenitive; gli oli essenziali di geranio, mirra, rosa e salvia mantengono il tono e uniformano l’incarnato delle pelli mature». 

Infine il packaging: «il bello, per prima cosa, si guarda», ricorda Umberto Borellini. Ecco allora che, nella scelta del cosmetico che può farci (anche solo momentaneamente) felici, il consiglio è privilegiare contenitori di colore giallo, che trasmette gioia, bianco, che infonde calma, blu che induce relax, rosso vettore di energia, verde sinonimo di naturalità.