Che cosa significa essere un’azienda B Corp? In breve, anteporre l’interesse della comunità e dell’ambiente al proprio. Chapeau!

Ci sono le aziende. E poi ci sono le aziende B Corp (o B Corporation). Le prime producono per guadagnare, le secondo producono per guadagnare, al contempo facendosi carico di una serie di aspetti produttivi, sociali e ambientali che le altre, semplicemente, trascurano. 

«Non è una scelta di comodo», mette subito in chiaro Loretta Pizio, amministratore delegato (assieme alla dottoressa Carolina Ambra Redaelli) dell’italiana Dermophisiologique, la prima azienda al mondo a essersi trasformata in Società Benefit e certificata B Corp nel settore della cosmesi professionale. «Non esistono vantaggi fiscali per le realtà che scelgono di certificarsi; semmai è il contrario: produrre nell’ottica di rispettare l’ambiente, la società in cui si opera, i propri fornitori, i dipendenti implica costi fissi decisamente maggiori. Ma si tratta di una scelta etica e quando la si intraprende non ci si mette a fare di conto». 

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Un po’ di numeri per farsi un’idea: a oggi, nel mondo, le aziende che hanno ottenuto la certificazione B Corp sono circa 3.950, 600 delle quali hanno sede in Europa. I settori interessati sono 150, i Paesi coinvolti oltre 80. 

Ma cosa significa, concretamente, essere una B Corp? Sul sito di B Lab, l’ente preposto a rilasciare la certificazione, viene spiegato che “le aziende B Corp si distinguono perché vanno oltre il solo obiettivo del profitto e si impegnano quotidianamente per massimizzare il proprio impatto positivo verso l’ambiente, le persone e le comunità in cui operano.

Insieme, costituiscono un movimento globale che ha l’obiettivo di diffondere un nuovo paradigma economico, che vede il business come strumento fondamentale per la creazione di benessere per la società e per il pianeta”.

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«Da un punto di vista teorico, ci si attiva per ridurre il proprio impatto a livello ambientale e, parallelamente, per produrre in modo responsabile, migliorando le condizioni di vita di fornitori, dipendenti, comunità», riprende Loretta Pizio. «Dal punto di vista pratico, si tratta di intraprendere un cammino lungo e tortuoso». 

Per potersi definire B Corp, infatti, un’azienda deve sottoporsi a un severo processo di misurazione e di analisi del profilo di sostenibilità da parte di B Lab, al termine del quale, se rispettati gli altissimi standard richiesti dall’ente, si potrà effettivamente diventare B Corp.
Il primo passo è quello misurarsi attraverso il B Impact Assessment (BIA), tool on-line gratuito, utile a tracciare un quadro reale circa la performance economica, sociale e ambientale dell’azienda, prendendo in considerazione cinque macro aree: governance, comunità, ambiente, lavoratori, clienti. Solo con il raggiungimento della soglia degli 80 punti (su un totale di 200), è possibile richiedere la verifica del punteggio che, se convalidato, permetterà l’ottenimento della certificazione. In caso di punteggio inferiore, attraverso il BIA, si possono comunque individuare le azioni di miglioramento necessarie per migliorare lo score. 

«In pratica», dipende Pizio, «vengono valutati gli aspetti produttivi, ma anche le decisioni prese a livello dirigenziale che tracciano la rotta verso cui muove l’azienda. Incluse le scelte di marketing, di comunicazione, di coinvolgimento dei clienti finali».  

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Un sentiero che Dermophisiologique ha battuto fin dalle origini: «siamo nati con l’intenzione di creare cosmetici efficaci, che rispettino la pelle e, di conseguenza, l’ambiente. Abbiamo voluto valorizzare la nostra italianità, approvvigionandoci da fornitori locali e intessendo un rapporto di stretta collaborazione con i centri estetici presso cui distribuiamo (circa 600, in tutta Italia, n.d.r.). Persino la scelta dei gadget che omaggiamo alle clienti testimoniano il nostro impegno verso il Paese e la natura. Nel 2019, per esempio, i prodotti solari Dermphisiologique sono stati accompagnati dall’omaggio di un telo mare realizzato con materiale plastico recuperato dai litorali mediterranei. In questo momento, poi, stiamo lavorando per ridurre la nostra impronta ecologica: sostituendo i packaging attuali con altri in materiale riciclato ed effettuando test per rendere i prodotti a risciacquo completamente biodegradabili». 

«Dopo gli Stati Uniti, dove è nata questa forma di certificazione, il nostro è stato il primo Paese al mondo a introdurre una nuova forma giuridica, la Società Benefit (abbreviato in SB), creata appositamente per le realtà che accedono allo status di B Corp», spiega Pizio.

«Il processo per conseguire l’idoneità è lo stesso in tutto il mondo; ogni Paese, tuttavia, ha il proprio ente certificatore, che valuta in base alla legislazione locale, specialmente in merito alla governance e ai rapporti con i dipendenti». In più, esiste una realtà europea, B Lab Europe, che accorpa le aziende del Vecchio Continente. 

Capita che ci si incontri e confronti? «Eccome!», risponde Pizio. «A parte l’ultimo anno, funestato dalla pandemia da Covid-19, avvengono incontri nazionali ed europei, ma anche a più ampio raggio, utili a tracciare linee guida comuni».

La domanda è lecita: ne vale la pena? «Non posso che risponderle: assolutamente sì», commenta Loretta Pizio. «Le “nostre” estetiste sono orgogliose delle decisioni prese dall’azienda per incrementare la sostenibilità dei prodotti: dimostrano di apprezzare quel che facciamo e spesso si fanno portavoce di iniziative private altrettanto lodevoli, che vanno dal riutilizzo di flaconi vuoti al recupero di materiale da riciclare». 

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